Il training autogeno, da training, “allenamento”, autos “da sé” e genos “che si genera”, è una tecnica di rilassamento e di apprendimento elaborata tra il 1908 ed il 1912 dal medico berlinese Johannes Heinrich Schultz.
La nascita ufficiale del training autogeno è da collocare nel 1932 con la pubblicazione del saggio Das autogene training, nel quale Schultz raccolse i risultati acquisiti durante numerosi anni di ricerca e di sperimentazione clinica.
Gli studi sull’ipnosi condotti da H. Vogt, pubblicati nel suo Trattato sulle terapie delle malattie nervose, suggerirono a Schultz l’ipotesi che, tramite un allenamento costante e la ripetizione di formule autogene, i suoi pazienti riuscissero a indurre uno stato di autosuggestione simile all’autoipnosi e fossero in grado di generare autonomamente uno stato di calma e di quiete.
Schultz definì questo procedimento “metodo di autodistensione da concentrazione psichica”.
Scrive Schultz: “Il principio fondamentale del metodo consiste nel determinare, per mezzo di particolari esercizi fisiologico-r-azionali, una deconnessione globale dell’organismo che, in analogia con le metodologie eteroipnotiche, permette di raggiungere le realizzazioni proprie degli stati suggestivi” (Il training autogeno, trad. it., Milano, 1978, p. 3).
Schulz suddivise il training autogeno in due diverse categorie, contraddistinte da specifici e diversificati esercizi: il training autogeno delle vie basse e quello delle vie alte.
Il training autogeno delle vie basse interviene su quelle disfunzioni di origine psico-somatica e somato-psichica conseguenti ad uno stato di stress e disagio.
Il training autogeno delle vie alte agisce sulla dimensione mentale profonda e sui conflitti interni irrisolti.